Per esperienza comune nulla è peggio che chiedere ad una pubblica amministrazione un atto o un provvedimento e dover constatare che, a distanza di tempo, non si è ancora ricevuta risposta alcuna, né in senso positivo, né in senso negativo.
La legge stabilisce che tutti i procedimenti amministrativi devono essere conclusi con un atto espresso (cioè scritto; non a voce) ed entro un tempo determinato che è fissato dalla stessa Amministrazione interpellata oppure, in mancanza, dalla legge.
Questi principi sono resi effettivi mediante uno strumento processuale specificamente concepito per contrastare e superare l’inerzia bloccante di fatto opposta da un’amministrazione che, malgrado l’obbligo di legge di concludere il procedimento con un atto espresso, si sia sottratta alla legittima aspettativa di chi le si è rivolto ed attende una risposta.
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Assisto chi abbia richiesto un atto ad una P.A. (in particolare in uno dei miei ambiti di attività illustrati in questo sito) e non abbia ottenuto risposta alcuna.
Promuovo dinanzi al T.A.R. il giudizio finalizzato a costringere l’Amministrazione a provvedere, ottenendo dal giudice la nomina di un funzionario estraneo all’Amministrazione inerte che si sostituisce a questa, facendo ciò che essa non ha fatto (commissario “ad acta”) .